Dopo quasi dieci anni dall’ultima “sanatoria”, era il 2012, nei mesi scorsi si è aperta e conclusa un’operazione di regolarizzazione di persone di provenienza extra Unione Europea presenti n Italia, in molti casi, da anni. Abbinandola alla regolarizzazione, la Legge 77 del 2020 ha favorito l’emersione di rapporti di lavoro di fatto in alcuni settori della nostra economia, aprendo alla possibilità per l’erario di recuperare introiti sia in termini di tassazione indiretta che di contribuzione lavorativa.

È probabile che la situazione contingente in cui è stata varata non abbia immediatamente offerto la possibilità per un largo accesso da parte degli stimati sei, settecentomila irregolari presenti in Italia. Neppure la chiarezza delle norme applicative succedutesi nelle settimane seguenti al 1° giugno, temine di inizio per poter effettuare le istanze, ha aiutato il processo a svilupparsi per conseguire i massimi risultati.

Fatto sta che poco più di 200.000 domande sono state inoltrate, in massima parte con proposte di lavoro o dichiarazioni di rapporti preesistenti, nel settore domestico, mentre quello agricolo è rimasto molto indietro nei numeri. Andrà poi capito, al termine delle valutazioni da parte delle Prefetture, quante di queste avranno successo, vale a dire quanti permessi di soggiorno e quanti rapporti di lavoro troveranno la loro regolarizzazione.

Gli stessi requisiti di base, la presenza in Italia dimostrabile con documenti prima dell’8 marzo scorso e la disponibilità e la capacità economica di un datore di lavoro operante in Italia, domestico o agricolo, ad offrire una prospettiva lavorativa, hanno trovato un’ultima precisazione con una circolare ministeriale solamente qualche giorno fa.

Ad ogni modo, le valutazioni delle autorità vertono sia sulla persona da regolarizzare, che sulla capacità economica del datore di lavoro a garantire la corresponsione di un reddito contrattualmente previsto, che su una sistemazione alloggiativa dignitosa.

Con la stipula del contratto di soggiorno presso gli uffici della Prefettura competente per territorio si definisce la regolarità della presenza della persona straniera e si sancisce l’emersione o l’inizio del rapporto di lavoro, conseguendo così quel doppio risultato che la Legge si era prefissato di raggiungere.